martedì 21 settembre 2010

Mezzanotte

[Nota: Questo racconto è stato pubblicato sul volume Vamp 2009 della ePress, edito da Ferrara Edizioni]


"L’Uomo della Mezzanotte è morto”, disse lo straniero.
“Beh, se è vero ciò che dici, mi porti delle ben liete nuove in questa notte infausta – rispose l’uomo magro seduto di fronte al focolare – siediti con me, straniero. Per questa notizia ti devo almeno qualcosa da bere.”
Lo straniero smontò da cavallo, un possente stallone bianco, facendo sollevare qualche sbuffo di polvere e si avvicinò al focolare. Nonostante di giorno nel deserto facesse un caldo da far buttare fuori tutto il sudore anche al più calmo degli uomini, durante la notte la temperatura scendeva a livelli infimi. L’uomo magro vicino al focolare era avvolto in una pesante coperta di lana e tendeva le mani verso la debole fiamma che ogni tanto veniva ingrossata dal vento. A pochi metri dall’uomo magro un vecchio cavallo da corsa era legato ad una staccionata rovinata, anche se da come si agitava sembrava che non fosse nato in cattività.
Lo straniero condusse il suo stallone alla staccionata e lo legò carezzandogli il muso.
“Allora straniero, cosa ti porta da queste parti? Non sono molti quelli che utilizzano questi sentieri dimenticati da Dio – chiese l’uomo magro – in questa zona tutto è morto, esattamente come questa città.”
“Cosa è successo qui?”, chiese lo straniero.
“Se ne sono andati, ecco cos’è successo – disse l’uomo magro – questa città è stata abbandonata, così come la città dieci miglia più a nord, quando la miniera d’argento di Jeremiah Dunsdale si è esaurita. Quando una miniera muore, la gente che ci lavora può fare solo due cose: andarsene o morire con lei. E credo proprio che la gente di qui abbia fatto la scelta giusta.”
Lo straniero si avvicinò al focolare. Si scrollò dai pesanti abiti di pelle nera la polvere e si sedette a terra, proprio di fronte all’uomo magro.
Lo fissò per qualche istante: era un uomo sulla quarantina, con la pelle abbronzata dal sole e la faccia rugosa. I capelli che sporgevano dal largo cappello erano color grigio ferro, gli occhi di un azzurro intenso che brillava alla luce del fuoco.
“Qual è il tuo nome, straniero?”, chiese l’uomo magro.
“Walsh”, rispose lui.
“Walsh e basta?”, ribatté l’altro con un sogghigno.
“Parleremo solo per poco – disse lo straniero fissandolo gelido – non ti serve sapere altro di me.”
“Mh, hai ragione – rispose l’uomo magro distogliendo lo sguardo – io mi chiamo Max, Max Sheepshaw. Ma gli amici mi chiamano lo Squalo.”
“E io sono un tuo amico?”, chiese Walsh.
“Forse. Questo devo ancora deciderlo. Anche se l’ascia indiana che vedo legata al tuo cavallo mi fa capire che anche a te non stanno simpatici quei selvaggi.”
“Hai l’occhio lungo”, rispose Walsh lanciando un’occhiata al suo stallone, dove nelle borse della sella si vedeva spuntare solamente una piccola parte del manico dell’ascia indiana.
Ritornò a fissare lo Squalo, sorridendo.
L’altro si era fatto improvvisamente serio e stava fissando Walsh dritto negli occhi.
“Hai detto che l’Uomo della Mezzanotte è morto – cominciò dopo qualche secondo – raccontami cosa è successo.”
“Dammi qualcosa da bere prima, il viaggio mi ha seccato l’ugola”, rispose.
Lo Squalo cercò qualcosa nella sua sacca per qualche istante, dopodiché estrasse una fiasca di pelle e la lanciò a Walsh. L’uomo stappò la fiasca e ne annusò il contenuto. L’odore era aspro e alcolico, come quello di una forte bevanda fatta in casa. Ne bevve una golata, facendo subito una smorfia, dopodiché lanciò nuovamente la fiasca allo Squalo, che bevve anche lui.
“Ora parla”, disse.
“Va bene – cominciò lo straniero – anche se non è una bella storia. Anzi, se devo essere sincero, rende il mio sangue freddo anche con questa bevanda in corpo e questo bel tepore che viene dal falò.”
Nel dire quest’ultima frase, Walsh tirò su con il naso.
“Stavo dalle parti di Dry Hill, qualche giorno fa. Credo tu lo conosca, ma nel caso non lo sapessi è una città dimenticata da Dio duecento miglia più a nord. Le cose che ho sentito in quel posto mi hanno spinto ad andarmene. Giuro che questa è una delle storie più strane che abbia mai sentito.”
Lo Squalo rimase in silenzio e rivolse a Walsh un cenno di assenso, invitandolo a continuare.
“Quel posto non ha mai avuto una bella fama. Una cittadina con una ventina scarsa di case, per la maggior parte abitate da vecchi pazzi, e qualche fattoria isolata sparsa qua e là. Un posto talmente lontano dalle strade battute che non ha neanche uno sceriffo o una prigione cittadina. I contadini si amministrano la legge da soli. Anche con questa mancanza però, Dry Hill non è un bel posto per i criminali. Perché se disturbi la quiete del paese, allora disturbi l’Uomo della Mezzanotte.”
Lo Squalo era silenzioso e fissava il vuoto. Sembrava spaventato. Walsh sogghignò e continuò il suo racconto.
“In realtà, c’è un unico motivo per cui una persona potrebbe voler viaggiare fino a Dry Hill. Quel motivo è il Saloon della Mezzanotte. Alcool così forte da spaccarti il fegato in due e farti marcire i denti, buona musica e le più belle ballerine che tu abbia mai visto. La maggior parte americane, ma ce n’è anche qualcuna cinese e qualche squaw meno inselvatichita delle altre e decisamente bella. Ballano tutte divinamente, lo sai? Le migliori donne dei deserti del sud.”
Si era alzato un leggero vento e la polvere della strada svolazzava in giro, buttandosi nel fuoco e nella bocca di Walsh che, infastidito, si sollevò il bavero.
“Ma non devi causare guai, perché il saloon è di proprietà dell’Uomo della Mezzanotte. Finché paghi e stai tranquillo puoi stare sicuro che ti divertirai come non ti sei mai divertito in vita tua, ma se violi qualcuna delle sue regole… allora la tua vita sarà breve e dolorosa.”
“E qualcuno qualche giorno fa ci ha provato – continuò – sono arrivate due persone. Quando sono entrati nel saloon, ho capito dalla faccia che avevano intenzione di causare guai. Dalla quantità di armi che si portavano dietro compresi subito che si trattava di banditi. Uno era un bestione alto quasi due metri, forse con un po’ di sangue negro in corpo, mentre l’altro era uno più mingherlino e magro, ti assomigliava molto.”
Lo Squalo emise un singulto. Walsh si concesse un sorriso.
“Sono andati al bancone e si sono bevuti un tre o quattro whiskey a testa. Per una mezz’ora sono stati tranquilli. Ho pensato che conoscessero la fama del posto e che quindi avessero capito che era meglio non fare incazzare il proprietario, ma evidentemente mi sbagliavo.”
“Ad un certo punto quello magro è uscito, credo per pisciare, mentre quello più grosso si è messo a guardare lo spettacolo. Stava ballando un’indiana, una delle squaw più belle che abbia mai visto. L’ha fissata per qualche istante, dopodiché si è messo a ridere come un pazzo. Si è alzato in piedi, ha scagliato il bicchiere verso il palco e ha urlato di togliere quella selvaggia dal palco e di metterla dentro la gabbia di uno zoo. Il barista ha tentato di calmarlo, ma la ragazza si è messa ad urlare ed uno dei vecchi del paese si è alzato e ha spaccato il boccale in testa al gigante, facendo scoppiare una rissa. Il gigante ha preso il vecchio e l’ha tirato contro una finestra, distruggendola. Poi ha preso uno sgabello e l’ha tirato addosso al barista. Un uomo che era lì ha tirato fuori un coltello e l’ha lanciato addosso al gigante, mancandolo. Il gigante ha urlato e ha estratto un coltello che dalle dimensioni sembrava essere più una spada. È stato in quel momento che il suo compare, quello magro, è rientrato. Stava ancora abbottonandosi la patta dei pantaloni e aveva una faccia piuttosto sconvolta. Si è portato una mano al cinturone e ha estratto una Colt. Ha sparato all’uomo che aveva lanciato il coltello, colpendolo in pieno petto. L’ha ammazzato sul colpo. Qualcuno ha spaccato una sedia sulla schiena al gigante, poi la situazione si è calmata. Tutti si sono messi a guardare sulla scala, perché l’Uomo della Mezzanotte era arrivato. Era alto, pallido e vestito con un completo nero. Gli occhi sembravano quasi brillare di una luce rossa e portava due grandi pistole al cinturone. Si avvicinò ai due banditi, quello più grosso si stava rialzando da terra, fissandolo.”
“Una sfida, disse al grosso. Per la strada, a mezzanotte. Porta la tua pistola. L’uomo sembrava spaventato, ma allo stesso tempo spavaldo. Si alzò in piedi e fissò l’Uomo della Mezzanotte dritto negli occhi. L’uomo magro era invece seriamente impaurito e stava cercando di dileguarsi. Si trovò l’Uomo della Mezzanotte davanti in un battito di ciglia, come se fosse improvvisamente scomparso e ricomparso davanti a lui. Tu sarai il successivo, gli disse, e sparì. Letteralmente. Gli uomini e le donne del saloon erano probabilmente abituati e rimasero immobili e silenziosi, mentre i due banditi emisero un urlo strozzato. In un angolo, l’orologio a pendolo segnava cinque minuti alla mezzanotte.”
“Scappiamo, disse l’uomo magro, ma l’altro lo guardò con aria di sfida negli occhi e rispose no, non abbandono mai una sfida. La gente nel Saloon aveva lo sguardo fisso su di loro. Due uomini avevano afferrato il morto per i piedi e lo stavano trascinando su per le scale. Eccezion fatta per la testa del cadavere che sbatteva con un rumore sordo ad ogni gradino, non si sentiva un fiato. Un ragazzo si mise a pulire con uno straccio la macchia di sangue sul pavimento di assi.”
“I due criminali uscirono dal locale e si diressero per la strada deserta. A parte qualche lampada qua e là, il buio era totale. Come spera di fare una sfida con questo buio!, gridò l’uomo grosso. L’altro si appoggiò ad una staccionata e, con le mani tremanti, si mise a ricaricare la pistola. L’altro si posizionò al centro della strada, estrasse anche lui una Colt dal cinturone e controllò i proiettili. Dopodiché la rinfoderò sorridendo.”
“Sono qui, bastardo!, urlò. Fatti vedere!”
“E l’Uomo della Mezzanotte si fece vedere. Comparve dal fondo della strada come se fosse un fantasma e si mise in posizione, sogghignando all’uomo grosso. Sono pronto, disse. Inizia pure quando vuoi. Nonostante il freddo notturno, si poteva percepire un calore quasi palpabile nell’aria. I secondi che seguirono furono lunghi quanto degli interi minuti. Poi ci fu uno sparo. L’uomo grosso fu il più rapido ad estrarre e, per fortuna o abilità, riuscì a colpire l’Uomo della Mezzanotte, che crollò a terra con un tonfo. Non aveva neanche portato la mano sulla propria arma. L’uomo grosso emise una forte risata e, quasi saltellando, si diresse verso il corpo dello sconfitto. Giaceva a terra, steso su un fianco, e una piccola chiazza di sangue scuro si stava allargando sulla stoffa sopra lo stomaco. Ah!, urlò l’uomo grosso. Potete dire in giro che Emmett Darson ha un’altra tacca sulla propria pistola!”
“Poi però successe qualcosa. L’Uomo della Mezzanotte, che doveva essere morto, aprì con violenza gli occhi. Erano di un rosso acceso, simile al colore di un bosco che brucia. Fece uno scatto verso Darson, buttandolo a terra in un impeto di rabbia. Darson emise un urlo strozzato quando l’Uomo della Mezzanotte lo morse al collo. Questo decretò la fine del bandito. Tentò debolmente di liberarsi, ma l’Uomo della Mezzanotte lo stava trattenendo con la forza di un toro. Emise un altro sussulto, dopodiché smise di muoversi. La sua pelle, un po’ abbronzata e un po’ scura naturale, si era fatta completamente bianca. L’Uomo della Mezzanotte si alzò in piedi, scrollandosi la polvere dai vestiti. La bocca e il bavero erano completamente sporchi di sangue.”
“Il prossimo, disse guardandosi intorno. Ma l’uomo più magro si era dileguato. Tutti erano troppo impegnati a guardare il duello per notare la sua silenziosa fuga. Tutti tranne l’Uomo della Mezzanotte, che partì al suo inseguimento nel deserto.”
Dopo il lungo racconto, Walsh tacque improvvisamente. Lo Squalo lo fissò spazientito per qualche secondo, dopodiché parlò.
“Allora? Continua!”, disse rabbioso.
“Il mio racconto è finito, Squalo”, rispose Walsh.
“Finito? Ma come? Hai detto che l’Uomo della Mezzanotte è morto! Come è morto? Lo voglio sapere!”, rispose lo Squalo.
“Questo è un racconto molto lungo, che non ho intenzione di raccontarti. Ti dirò solamente una cosa. È vero, l’Uomo della Mezzanotte è morto, ma molto, molto tempo fa. Quando l’hai incontrato al Saloon della Mezzanotte, perché sei tu l’uomo magro che è fuggito nella notte, lui era già morto.”
“Cosa?”, urlò lo Squalo, alzandosi in piedi di scatto. La coperta si scostò, rivelando la Colt che lo Squalo stava stringendo in pugno. Come Walsh sospettava, lo stava tenendo puntato fin dall’inizio. Ciononostante, rimase perfettamente calmo, seduto al suo posto.
“È una maledizione, Squalo. Una maledizione indiana. L’Uomo della Mezzanotte era un vero pazzo, quando era ancora vivo. Uccise decine e decine di indiani. Così uno sciamano lo maledisse, rendendolo uno spirito che deve occupare corpi delle altre persone per sopravvivere. Uno spirito immortale costretto a vivere di notte a nutrirsi di sangue. Un vampiro. La cui anima è legata ad un’ascia da guerra indiana finché non avrà trovato il modo per espiare i suoi peccati. Ma sai una cosa, Squalo? All’Uomo della Mezzanotte tutto questo piace. Gli piace la vita eterna e il potere che gli sono stati concessi. Gli piace il suo Saloon. Gli piacciono le donne che lavorano per lui e i contadini di Dry Hill che gli forniscono i cadaveri dei viaggiatori con cui nutrirsi. Perché è soprattutto questo: all’Uomo della Mezzanotte piace il sangue.”
Walsh si alzò in piedi e i suoi occhi si illuminarono di un bagliore rosso. Fu allora che lo Squalo capì. Walsh era l’Uomo della Mezzanotte. Lo spirito aveva occupato un altro corpo per dargli la caccia. Terrorizzato, sparò alla cieca davanti a sé, svuotando il caricatore contro il vampiro. Walsh aprì le braccia, simile ad un Cristo crocifisso, e i proiettili sfrecciarono all’interno del suo corpo bucandolo da parte a parte. Ma l’Uomo della Mezzanotte continuava a sorridere. I cavalli si imbizzarrirono, ma non riuscirono a liberarsi dai loro legami. Lo Squalo cominciò a indietreggiare, spaventato a morte. Inciampò nella propria borsa e cadde all’indietro, disteso.
L’Uomo della Mezzanotte fu subito su di lui, fissandolo dritto negli occhi con quelle sue braci infernali.
“Ti prego… - disse lo Squalo – io non volevo… ti prego… risparmiami… perdonami…”
L’Uomo della Mezzanotte gli sorrise mostrando i denti acuminati.
“Sono tutti bravi a pentirsi in punto di morte, codardo”, disse, e gli affondò le zanne nel collo.
Lo Squalo emise un grido che riecheggiò per la città abbandonata, ma che lentamente si affievolì diventando poco più di un gemito.
L’Uomo della Mezzanotte si rialzò e osservò il cadavere ai suoi piedi. Si avvicinò al proprio cavallo ed estrasse l’ascia indiana, dirigendosi poi nuovamente verso il cadavere. Si mise a cavalcioni sul corpo e con violenza gli piantò l’ascia in pieno petto. La ferita, con il corpo completamente privato del sangue, non emise neanche uno schizzo.
Lo Squalo riaprì con violenza gli occhi, che ora brillavano incandescenti come la brace, giusto per vedere il corpo di Walsh accasciarsi su di lui. Se lo tolse di dosso e si rialzò, afferrando l’ascia indiana. Poi gli prese anche il cappello e, buttando via il proprio, se lo calcò sul capo. Sorrise al cielo, mostrando i canini appuntiti.
“Chissà quanto mi durerà questo corpo”, sibilò dirigendosi verso il proprio cavallo e ripartendo in direzione di Dry Hill.

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